Dopo la chiusura della miniera dove lavora, Taisto Kusurinen (Turo Pajala) si ritrova a vagabondare verso il sud della Finlandia sulla sua Cadillac bianca – donatagli dal padre suicida – senza lavoro e senza soldi, fino a quando incontra una donna (Susanna Haavisto) di cui si innamora. Ma le disavventure sono appena iniziate.

Episodio centrale della cosiddetta trilogia dei perdenti o anche detta “dei proletari”, il film sembra ricalcare, con variazioni minime ma importanti, l'intero impianto narrativo utilizzato nel primo capitolo, Ombre nel paradiso (1986). Il personaggio di Taisto Kusurinen, sottoproletario senza lavoro e derubato di ogni suo avere, è una figura emblematica nella produzione di un regista che ha sempre parlato di povertà, (in)giustizia e (im)possibilità di riscatto. Costellato da una serie di sequenze ironiche (indimenticabile la gag della cappotte della cadillac), incastonate nel rigore dei piani fissi e impietosi, la pellicola è una piacevole, anche se non sempre memorabile, variazione su temi già trattati dall'autore stesso, e non solo. Il risultato non è niente male, ma manca di quella freschezza necessaria per poter appassionare e coinvolgere dall'inizio alla fine.
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