La battaglia di Algeri

Premi Principali

Leone d'oro alla Mostra del Cinema di Venezia 1966

Durata

121

Formato

Algeri, 1957: Alì La Pointe (Brahim Haggiag), capo superstite del Front de Libération Nationale, è rifugiato in un nascondiglio circondato dai parà del tenente colonnello francese Philippe Mathieu (Jean Martin). In flashback si torna indietro di tre anni e viene raccontato il percorso di Alì nelle fila dei ribelli algerini, disposti a tutto pur di ottenere l'indipendenza dalla Francia, anche ricorrendo alla guerriglia armata.

Pontecorvo racconta la guerra d'indipendenza algerina con uno stile sobrio, secco e cronachistico: la messa in scena, dall'evidente taglio documentaristico, privilegia l'uso della camera a mano e punta su una fotografia sgranata che rimanda ai reportage televisivi, valorizzata da teleobiettivi a focali lunghe (mantenendo dunque una certa distanza da ciò che viene ripreso) e da commenti fuori campo (alternando i dispacci dell'FLN e delle disposizioni della prefettura algerina) uniti a sovrimpressioni che scandiscono date ed eventi, accompagnando costantemente la narrazione come in un cinegiornale. Il naturalismo della confezione è poi ulteriormente accentuato dalla scelta di utilizzare quasi esclusivamente attori non professionisti (a cominciare dal protagonista, un contadino analfabeta), spesso coinvolti in prima persona negli eventi bellici, e di girare nella casbah e nelle vie di Algeri, senza alcuna ricostruzione in studio. Nato dalle ceneri di un precedente progetto ideato da Franco Solinas (che firma la sceneggiatura in collaborazione con Pontecorvo) e finanziato dal governo algerino, il film è esemplare per come sa discostarsi da qualsiasi manicheismo e illustra con imparzialità le atrocità della guerra, mostrando il punto di vista di entrambe le parti in causa, senza censurare la cieca violenza che accomuna i due fronti della battaglia (i francesi non si fanno scrupolo di usare la tortura, mentre gli attenti organizzati dall'FLN fatto vittime innocenti tra i civili). Leone d'Oro alla Mostra di Venezia 1966, tre nomination all'Oscar (miglior film straniero, miglior regia, miglior sceneggiatura) ed enorme successo internazionale, ma anche grandi polemiche, soprattutto in Francia dove il film fu vietato fino al 1971. Memorabile la colonna sonora di Ennio Morricone, firmata in collaborazione con lo stesso Pontecorvo.
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