Chi non salta bianco è
White Men Can't Jump
Durata
115
Formato
Regista
Due giocatori di basket, Sidney (Wesley Snipes) e Billy (Woody Harrelson), si incontrano in un campetto di Venice Beach, Los Angeles: entrambi hanno bisogno di soldi e iniziano a fare coppia nei playground, dividendosi le vincite delle scommesse sulle partite.
Un classico del cinema cestistico. Ron Shelton scrive e dirige un film che lavora sugli stereotipi, sportivi e razziali, con un pregevole gusto per il loro rovesciamento: se sul campo il nero Sidney è creativo e sbruffone, mentre il bianco è tecnico e concreto, nella vita i ruoli sono ribaltati, con il personaggio di Harrelson in fuga dai debiti e quello di Snipes impegnato a portare la famiglia fuori dalle case popolari. Il racconto è ritmato da una colonna sonora invasiva e raffinata, tra musiche originali (firmate dallo stesso Shelton) e classici del soul, del rap e del rock. Esilaranti i dialoghi sul campo, con entrambi i protagonisti provetti trash talkers, virtuosi dell'insulto creativo agli avversari. Un'amarezza di fondo pervade però il tutto, nonostante il tono spesso leggero e scanzonato: sono il denaro, la truffa, l'impossibilità di fidarsi davvero fino in fondo dell'altro il vero motore della storia. Godibile e profondo, nonostante sia privo di grandi guizzi e non manchino i momenti di stanca, soprattutto nella parte centrale.
Un classico del cinema cestistico. Ron Shelton scrive e dirige un film che lavora sugli stereotipi, sportivi e razziali, con un pregevole gusto per il loro rovesciamento: se sul campo il nero Sidney è creativo e sbruffone, mentre il bianco è tecnico e concreto, nella vita i ruoli sono ribaltati, con il personaggio di Harrelson in fuga dai debiti e quello di Snipes impegnato a portare la famiglia fuori dalle case popolari. Il racconto è ritmato da una colonna sonora invasiva e raffinata, tra musiche originali (firmate dallo stesso Shelton) e classici del soul, del rap e del rock. Esilaranti i dialoghi sul campo, con entrambi i protagonisti provetti trash talkers, virtuosi dell'insulto creativo agli avversari. Un'amarezza di fondo pervade però il tutto, nonostante il tono spesso leggero e scanzonato: sono il denaro, la truffa, l'impossibilità di fidarsi davvero fino in fondo dell'altro il vero motore della storia. Godibile e profondo, nonostante sia privo di grandi guizzi e non manchino i momenti di stanca, soprattutto nella parte centrale.