John (Jeremy Irons) è un corrispondente inglese da Hong Kong, nell'anno (1997) in cui la colonia britannica passa alla Cina. La caotica situazione politica accompagna la crisi sentimentale e soprattutto personale del protagonista, che scopre di essere irrimediabilmente malato, nonché innamorato della bella Vivian (Gong Li).

Film stonato e ambizioso, nel complesso poco riuscito, ma non privo di fascino. Dopo l'ottimo Smoke (1995), che molto della sua riuscita e del suo successo doveva al contributo di Paul Auster, il regista d'origine cinese Wayne Wang accentua l'iper-realismo che era la traccia stilistica dell'opera precedente, creando un'atmosfera allucinata, sottolineata dalla mobilità traballante della macchina da presa (in una sorta di virtuosismo moderato, ma costante) e dalla fotografia. Una scelta interessante e che crea momenti di sicuro impatto, ma che non viene controllata in maniera tale da creare l'equilibrio tra stile, racconto e parte tematica. Fondamentalmente è questo il problema: si accentuano i didascalismi e non si amalgama bene la riflessione politica sul futuro di Hong Kong con la crisi privata del protagonista. Operazione che non conquista mai davvero. Sceneggiatura di uno scrittore particolarmente cinefilo: Jean-Claude Carrière. Presentato in concorso alla Mostra di Venezia.
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