Dear Wendy
Dear Wendy
Anno
Generi
Durata
105
Formato
Regista
In una città mineraria del West Virginia l'orfano Dick (Jamie Bell) ha come unica amica e confidente la sua pistola Wendy. Il ragazzo è a capo di una piccola setta, i Dandies, che raccoglie coetanei disagiati uniti dalla passione per le armi che però si impongono di non usare mai in pubblico. L'arrivo dell'esuberante Sebastian (Danso Gordon) creerà scompiglio nel gruppo, metterà in discussione la leadership di Dick e porterà ad uno scontro con lo sceriffo locale (Bill Pullman).
Partendo da una sceneggiatura di Lars von Trier, Vinterberg mette in scena una specie di b-side di Dogville (2003), ambientando una storia di disagio giovanile in una piccola cittadina di provincia che diventa microcosmo metaforico di un'America profondamente insicura e violenta. Ma lo sguardo dello sceneggiatore e del regista è, in questo caso, approssimativo e banale, incapace di mettere a fuoco le contraddizioni del pacifismo armato professato da Dick e dai suoi compari e di andare oltre gli stereotipi del maledettismo giovanile e della ribellione senza una causa. In questo modo le potenzialità narrative del soggetto lasciano spazio a una serie di quadretti ripetitivi e poco interessanti (i vari rituali del gruppo dei dandies, l'uso insistito della musica degli Zombies, personaggi appena abbozzati e drammaturgicamente superflui) che appesantiscono ulteriormente una narrazione fin troppo programmatica e prevedibile: lo scandalo e la scossa emozionale vengono ricercati insistentemente, finendo irrimediabilmente per risultare in un'operazione superficiale e noiosa. La città senza nome della Virginia è stata completamente ricostruita in uno studio a Copenaghen.
Partendo da una sceneggiatura di Lars von Trier, Vinterberg mette in scena una specie di b-side di Dogville (2003), ambientando una storia di disagio giovanile in una piccola cittadina di provincia che diventa microcosmo metaforico di un'America profondamente insicura e violenta. Ma lo sguardo dello sceneggiatore e del regista è, in questo caso, approssimativo e banale, incapace di mettere a fuoco le contraddizioni del pacifismo armato professato da Dick e dai suoi compari e di andare oltre gli stereotipi del maledettismo giovanile e della ribellione senza una causa. In questo modo le potenzialità narrative del soggetto lasciano spazio a una serie di quadretti ripetitivi e poco interessanti (i vari rituali del gruppo dei dandies, l'uso insistito della musica degli Zombies, personaggi appena abbozzati e drammaturgicamente superflui) che appesantiscono ulteriormente una narrazione fin troppo programmatica e prevedibile: lo scandalo e la scossa emozionale vengono ricercati insistentemente, finendo irrimediabilmente per risultare in un'operazione superficiale e noiosa. La città senza nome della Virginia è stata completamente ricostruita in uno studio a Copenaghen.