Le forze del destino
It's all about love
Anno
Generi
Durata
104
Formato
Regista
Anno 2021: la terra è sconvolta da una imminente glaciazione, la gente sviene e muore all'improvviso e nessuno se ne preoccupa, mentre gli ugandesi imparano a volare. Il professore universitario John (Joaquin Phoenix) arriva a New York per far firmare i documenti di divorzio alla moglie Elena (Claire Danes), una campionessa di pattinaggio su ghiaccio. Ben presto i due scoprono di essere ancora innamorati e di essere al centro di una cospirazione tra replicanti e efferati omicidi. Il tutto mentre il fratello di John, Marciello (Sean Penn) osserva dal cielo.
Vinterberg abbandona le regole del Dogma, si trasferisce negli Stati Uniti e si cimenta con un melò fantascientifico e distopico, ritratto di un futuro in cui si muore per le strade per mancanza d'amore, nevica in pieno luglio e il destino della razza umana appare segnato. Il risultato è un imbarazzante pastrocchio melenso e ridondante, caotico e noioso, dietro il cui sbandierato e posticcio lirismo si nasconde una disarmante povertà di idee. Tra terzomondismi d'accatto, musica invadente, dialoghi di avvilente insulsaggine, fotografia patinata e maldestre suggestioni cinefile (si guarda soprattutto a Wim Wenders, Ridley Scott e David Lynch), un inutile e prolisso prodotto senza pubblico, senza direzione e senza alcun senso del ridicolo in cui, al contrario, sguazza bellamente, pensando però di essere profondo e intelligente, come dimostra il personaggio di Sean Penn che filosofeggia dall'alto di un aereo. Un disastro cui nemmeno una lunga e travagliata post-produzione è riuscita a porre alcun rimedio. Il titolo italiano richiama, chissà perchè, alla celebre opera di Giuseppe Verdi, La forza del destino: sacrilegio!
Vinterberg abbandona le regole del Dogma, si trasferisce negli Stati Uniti e si cimenta con un melò fantascientifico e distopico, ritratto di un futuro in cui si muore per le strade per mancanza d'amore, nevica in pieno luglio e il destino della razza umana appare segnato. Il risultato è un imbarazzante pastrocchio melenso e ridondante, caotico e noioso, dietro il cui sbandierato e posticcio lirismo si nasconde una disarmante povertà di idee. Tra terzomondismi d'accatto, musica invadente, dialoghi di avvilente insulsaggine, fotografia patinata e maldestre suggestioni cinefile (si guarda soprattutto a Wim Wenders, Ridley Scott e David Lynch), un inutile e prolisso prodotto senza pubblico, senza direzione e senza alcun senso del ridicolo in cui, al contrario, sguazza bellamente, pensando però di essere profondo e intelligente, come dimostra il personaggio di Sean Penn che filosofeggia dall'alto di un aereo. Un disastro cui nemmeno una lunga e travagliata post-produzione è riuscita a porre alcun rimedio. Il titolo italiano richiama, chissà perchè, alla celebre opera di Giuseppe Verdi, La forza del destino: sacrilegio!