Tre sorelle

Tre storie raccontano tre volti di giovani donne indiane. Nella prima (The Postmaster) una piccola orfana (Chandana Banerjee) si lega a un ufficiale postale di passaggio nel suo villaggio. Nella seconda (The Lost Jewels) la moglie di un ricco proprietario (Kali Bannerjee) è ossessionata dai suoi gioielli. Nella terza (The Conclusion) una ragazzina ribelle sposa un giovane istruito e rispettabile (Soumitra Chatterjee).

Realizzato nel periodo di maggiore fertilità artistica del grande cineasta indiano, due anni dopo l'ultimo capitolo della Trilogia di Apu, è uno dei titoli più rappresentativi di tutto il suo cinema. Ognuno dei tre episodi, legati tra loro dal filo conduttore della femminilità in India, può considerarsi a tutti gli effetti un film in sé autonomo. Tanto che la distribuzione internazionale lo mutilò di una parte, includendo per ragioni di durata solo il primo e il terzo episodio e cambiando il titolo in Two Daughters. Tra i tre segmenti la vetta più alta è raggiunta dal primo, mirabile esempio di come il cinema di Ray, ai suoi vertici, riesca a toccare corde profondissime senza mai cadere nel patetismo. Il secondo episodio, molto diverso, vira verso il visionario, assumendo quasi i contorni inaspettati di un horror gotico in cui si esaltano i valori estetici di regia e fotografia. Il terzo, il più lungo e forse il meno interessante, per struttura, personaggi e andamento narrativo ricorda altri lavori di Ray, anche per la presenza del suo attore prediletto Soumitra Chatterjee. Da riscoprire.