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Ex Machina
Ex Machina
Durata
108
Formato
Regista
Un programmatore miliardario (Oscar Isaac) coinvolge un suo giovane impiegato (Domhnall Gleeson) nel testare una strabiliante invenzione: un robot-donna (Alicia Vikander), dotato di un'altissima intelligenza artificiale. Il ragazzo dovrà passare una settimana in compagnia dell'androide, in una villa isolata in mezzo alla natura di proprietà del suo capo.
Ambizioso esordio dietro la macchina da presa del londinese Alex Garland, già sceneggiatore di diversi lungometraggi di Danny Boyle come 28 giorni dopo (2002) e Sunshine (2007). Il neoregista (anche autore del copione) riflette su temi alti e attuali: il rapporto uomo-macchina, ma anche il confronto tra verità e menzogna e la consapevolezza delle proprie emozioni. Se colpisce la messinscena raffinata e il montaggio preciso, manca però una vena di originalità a una vicenda che, pur riuscendo spesso a nascondere i suoi debiti narrativi, tratta argomenti che sanno troppo di già visto. Senza toccare il cinema del ventesimo secolo (dove gli esempi abbondano), basta soltanto ricordarsi alcuni titoli contemporanei (tra cui Lei di Spike Jonze o Under the Skin di Jonathan Glazer, entrambi del 2013) per capire quanto Ex Machina sia derivativo e meno coraggioso di quanto avrebbe dovuto essere. Rimane la confezione curata, un discreto finale e qualche dialogo degno di nota, ma sotto la sinuosa superficie non c'è poi moltissimo da scoprire. Oscar per i migliori effetti speciali, nell'anno di Star Wars – Il risveglio della forza .
Ambizioso esordio dietro la macchina da presa del londinese Alex Garland, già sceneggiatore di diversi lungometraggi di Danny Boyle come 28 giorni dopo (2002) e Sunshine (2007). Il neoregista (anche autore del copione) riflette su temi alti e attuali: il rapporto uomo-macchina, ma anche il confronto tra verità e menzogna e la consapevolezza delle proprie emozioni. Se colpisce la messinscena raffinata e il montaggio preciso, manca però una vena di originalità a una vicenda che, pur riuscendo spesso a nascondere i suoi debiti narrativi, tratta argomenti che sanno troppo di già visto. Senza toccare il cinema del ventesimo secolo (dove gli esempi abbondano), basta soltanto ricordarsi alcuni titoli contemporanei (tra cui Lei di Spike Jonze o Under the Skin di Jonathan Glazer, entrambi del 2013) per capire quanto Ex Machina sia derivativo e meno coraggioso di quanto avrebbe dovuto essere. Rimane la confezione curata, un discreto finale e qualche dialogo degno di nota, ma sotto la sinuosa superficie non c'è poi moltissimo da scoprire. Oscar per i migliori effetti speciali, nell'anno di Star Wars – Il risveglio della forza .
