Un direttore d'orchestra (Balduin Baas) dal temperamento molto forte si ritrova a indirizzare un gruppo di musicisti in preda al caos e al disordine totale. Ognuno sembra suonare e agire non solo col proprio strumento, ma anche con la propria singolare voce di essere umano e testa pensante.

Federico Fellini stesso mise le mani avanti su questo film, ridimensionandone la portata. Il che non deve stupire troppo, trattandosi di un'opera minuta in tutti i sensi, tanto nel minutaggio quanto nell'idea di base. La metafora sociale sottesa alla messa in scena tutta di stampo orchestrale è evidente in modo quasi fatale: l'intera costruzione cinematografica ne risulta così strozzata, come affossata da un simbolismo troppo greve. È un film che, al di là di una felice intuizione di fondo, si limita a inscenare l'anarchia piuttosto che a riflettere su di essa e sulle sue controversie. Scenografia firmata Dante Ferretti.


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