Exotica
Exotica
Durata
103
Formato
Regista
Toronto. Allo strip club Exotica si incontrano e incrociano le vite di personaggi diversi che, spesso, frequentano il locale per alleviare e dimenticare dolori più grandi. È il caso di Francis Brown (Bruce Greenwood) che tenta di annegare il lutto per la moglie e la figlia tra le sensuali spogliarelliste. Svilupperà un rapporto particolare con Christina (Mia Kirshner).
Il sesto lungometraggio per il grande schermo di Egoyan è un puzzle che rivela i propri tasselli poco alla volta, svelando soprattutto le pulsioni, spesso perverse, di personaggi maschili che nascondono anche fragilità nascoste. Il regista, nato a Il Cairo da genitori armeni ma trapiantato in Canada dall'età di tre anni, costruisce il suo dramma corale con la tensione di un thriller, ma commette a volte l'errore di spiegare troppo, tendendo così a indebolire l'impianto narrativo e la sua credibilità. Più riuscita l'indagine sul cuore dei suoi protagonisti: sono le loro psicologie tormentate, più che gli aspetti pruriginosi, a dare la spinta all'intreccio della pellicola, costruito attorno a personaggi che, loro malgrado, finiscono in una spirale di vendetta e violenza. Poco interessato alle sequenze scabrose, Egoyan dimostra uno sguardo saggiamente freddo e distaccato in un racconto volutamente frammentario e sospeso. A tratti didascalico, ma anche potente e in grado di toccare corde emotive profonde. Nel ruolo di Zoe, la direttrice incinta del locale, Arsinée Khanjian che aspettava davvero un figlio dal regista. Ottime le prove della Kirshner e di Greenwood. Premio FIPRESCI al Festival di Cannes.
Il sesto lungometraggio per il grande schermo di Egoyan è un puzzle che rivela i propri tasselli poco alla volta, svelando soprattutto le pulsioni, spesso perverse, di personaggi maschili che nascondono anche fragilità nascoste. Il regista, nato a Il Cairo da genitori armeni ma trapiantato in Canada dall'età di tre anni, costruisce il suo dramma corale con la tensione di un thriller, ma commette a volte l'errore di spiegare troppo, tendendo così a indebolire l'impianto narrativo e la sua credibilità. Più riuscita l'indagine sul cuore dei suoi protagonisti: sono le loro psicologie tormentate, più che gli aspetti pruriginosi, a dare la spinta all'intreccio della pellicola, costruito attorno a personaggi che, loro malgrado, finiscono in una spirale di vendetta e violenza. Poco interessato alle sequenze scabrose, Egoyan dimostra uno sguardo saggiamente freddo e distaccato in un racconto volutamente frammentario e sospeso. A tratti didascalico, ma anche potente e in grado di toccare corde emotive profonde. Nel ruolo di Zoe, la direttrice incinta del locale, Arsinée Khanjian che aspettava davvero un figlio dal regista. Ottime le prove della Kirshner e di Greenwood. Premio FIPRESCI al Festival di Cannes.