L'agenzia cripto-zoologica Monarch e i suoi membri si trovano a fronteggiare una serie di mostri dalle dimensioni straordinarie, tra cui il possente Godzilla, che si scontrerà con Mothra, Rodan e la sua nemesi più pericolosa, il mostro a tre teste King Ghidorah. Quando queste antiche super specie – ritenute veri miti – tornano in vita, inizieranno a competere per la supremazia, mettendo a rischio l'esistenza dell'umanità.

Sequel di Godzilla (2014) di Gareth Edwards, Godzilla II: King of the Monsters riprende le redini della storia del mostro gigante portato per la prima volta sullo schermo dal film del 1954 di IshirÅ Honda e ne realizza una versione più sovraccarica e tonitruante rispetto al film di cinque anni fa da cui prende le mosse. Lo spirito dei kaiju e dei mitici mostri giapponesi originati da radiazioni nucleari e disastri imputabili alla mano dell’uomo viene piegato con discreta abilità ai codici del disaster moviestatunitense ad alto budget, tra riferimenti, in verità troppo smaccati e tagliati con l’accetta, alle nostre colpe collettive e allo stato di abbandono climatico in cui versa il pianeta. Il film, diretto da Michael Dougherty, terzo capitolo del MonsterVerse targato Legendary Pictures e Warner Bros (il secondo è Kong: Skull Island del 2017), si affida inoltre a tre nuovi mostri e ne sfrutta appieno gli scontri campali e apocalittici su larga scala e le potenzialità letali, ma ad apparire piuttosto precario e mal dosato è l’equilibrio narrativo e visivo tra le sequenze più spettacolari e le spiegazioni, interessanti e ben esposte ma evidentemente didascaliche, sul conflitto tra Oriente e Occidente nel diverso modo di pensare alle creature e alle loro interazioni con il divino, la natura e i terrestri. Efficaci, in compenso, i giochi fotografici a cavallo tra tonalità cromatiche calde e fredde e le scene godibili che non mancano e sono al servizio di un intrattenimento di discreto impatto. Le new entry del cast, in cui spiccano la Millie Bobby Brown di Stranger Things, Vera Farmiga e Kyle Chandler, lasciano invece il tempo che trovano e i membri dell’agenzia Monarch guardano non troppo alla lontana, ma senza replicarne l’impatto e con discreta piattezza, al doloroso manipolo di Rogue One: A Star Wars Story (2016), guarda caso diretto proprio da Edwards.
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