
Il braccio violento della legge N°2
French Connection II
Durata
119
Formato
Regista
Dopo la mancata cattura del boss latitante Alain Charnier (Fernando Rey), il poliziotto Jimmy Doyle (Gene Hackman) si reca a Marsiglia per continuare le indagini. In contrasto con i colleghi francesi, viene catturato dagli uomini di Charnier e drogato: saprà reagire, arrivando una volta per tutte alla resa dei conti.
John Frankenheimer si accolla l'arduo compito di succedere a William Friedkin, realizzando il sequel de Il braccio violento della legge (1971). Meno incisivo e d'impatto rispetto al capostipite, il secondo capitolo si rivela magistrale nelle caratterizzazioni dei personaggi, a partire dalla degenerazione morale del protagonista Jimmy Doyle: la sua discesa agli inferi, nella disperata ricerca del criminale che è diventato una vera e propria ossessione, ha il sapore epico di una vendetta perseguita e bramata. La sceneggiatura di Alexander Jacobs, Robert e Laurie Dillon si rivela a tratti un po' slegata e Frankenheimer fatica a tenere il passo con la strepitosa tecnica friedkiniana, ma il ritmo è serrato, le prove attoriali magistrali e alcuni tocchi di ironia (la sequenza del bar, con annessa querelle su un'ordinazione al bar) assolutamente funzionali; il che, dato l'impegnativo antecedente, non è poco. Musiche di Don Ellis, fotografia di Claude Renoir. Da vedere rigorosamente in lingua originale.
John Frankenheimer si accolla l'arduo compito di succedere a William Friedkin, realizzando il sequel de Il braccio violento della legge (1971). Meno incisivo e d'impatto rispetto al capostipite, il secondo capitolo si rivela magistrale nelle caratterizzazioni dei personaggi, a partire dalla degenerazione morale del protagonista Jimmy Doyle: la sua discesa agli inferi, nella disperata ricerca del criminale che è diventato una vera e propria ossessione, ha il sapore epico di una vendetta perseguita e bramata. La sceneggiatura di Alexander Jacobs, Robert e Laurie Dillon si rivela a tratti un po' slegata e Frankenheimer fatica a tenere il passo con la strepitosa tecnica friedkiniana, ma il ritmo è serrato, le prove attoriali magistrali e alcuni tocchi di ironia (la sequenza del bar, con annessa querelle su un'ordinazione al bar) assolutamente funzionali; il che, dato l'impegnativo antecedente, non è poco. Musiche di Don Ellis, fotografia di Claude Renoir. Da vedere rigorosamente in lingua originale.