Ingannevole è il cuore più di ogni cosa
The Heart Is Deceitful Above All Things
Durata
98
Formato
Regista
Abbandonato in tenera età, il piccolo Jeremiah (Jimmy Bennett da bambino, Cole e Dylan Sprouse da adolescente) viene strappato alla famiglia adottiva dalla madre Sarah (Asia Argento), prostituta affetta da disturbi mentali. Sarà costretto a cambiare più volte la propria identità, dimenticare l'affetto dei genitori e sopportare una lunga serie di dolori e tormenti.
Asia Argento adatta l'omonimo romanzo autobiografico di J.T. Leroy (pseudonimo della scrittrice Laura Albert), affrontando l'inferno dell'abuso infantile attraverso i consueti temi feticcio: il torbido, la follia, l'ossessione e il male di vivere. Apprezzabile la messa in scena coerente e diretta, scevra da pretestuosi compromessi morali, ma ben presto l'operazione scade nella schizofrenia gratuita, con la scelta di morbosi primi piani e montaggio parossistico atti a veicolare un usurato maledettismo. Sceneggiatura ai minimi sindacali (che degenera nella totale inconsistenza con il passare dei minuti), gratuiti e forzati cambi di registro e una rappresentazione sterile nella sua ricercatezza: le allucinazioni, spesso ridondanti, generano un caos di immagini e suoni che si riverbera sul ritmo, poco costante. In ogni caso, un film anomalo e a tratti disturbante, in cui emerge un tocco delicato (la scena dello stupro) che dalla Argento non ci si aspetterebbe. Peter Fonda e Ornella Muti sono i nonni, Michael Pitt è Buddy, Marilyn Manson è Jackson. Presentato nella sezione Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes.
Asia Argento adatta l'omonimo romanzo autobiografico di J.T. Leroy (pseudonimo della scrittrice Laura Albert), affrontando l'inferno dell'abuso infantile attraverso i consueti temi feticcio: il torbido, la follia, l'ossessione e il male di vivere. Apprezzabile la messa in scena coerente e diretta, scevra da pretestuosi compromessi morali, ma ben presto l'operazione scade nella schizofrenia gratuita, con la scelta di morbosi primi piani e montaggio parossistico atti a veicolare un usurato maledettismo. Sceneggiatura ai minimi sindacali (che degenera nella totale inconsistenza con il passare dei minuti), gratuiti e forzati cambi di registro e una rappresentazione sterile nella sua ricercatezza: le allucinazioni, spesso ridondanti, generano un caos di immagini e suoni che si riverbera sul ritmo, poco costante. In ogni caso, un film anomalo e a tratti disturbante, in cui emerge un tocco delicato (la scena dello stupro) che dalla Argento non ci si aspetterebbe. Peter Fonda e Ornella Muti sono i nonni, Michael Pitt è Buddy, Marilyn Manson è Jackson. Presentato nella sezione Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes.