Incompresa
Durata
103
Formato
Regista
Aria (Giulia Salerno), nove anni e figlia di una coppia di artisti (Charlotte Gainsbourg e Gabriel Garko) ricchi e nevrotici, affronta la separazione dei genitori. Schernita e trascurata, vive come un pacco postale, passando da una casa all'altra insieme al suo unico amico, un gatto nero.
Asia Argento irrompe al Festival di Cannes (nella sezione Un certain regard), spaccando la critica con un dramma che identifica inequivocabilmente, in una soggettiva della piccola protagonista, la volontà di raccontare la solitudine e la fragilità dell'infanzia: per ammissione della stessa regista, il film è un romanzo di formazione rovesciato, in cui Aria intraprende un iter in costante ricerca di affetto per le strade di una Roma notturna. Le tinte agée, la colonna sonora, alcune derive pericolosamente pop, il citazionismo dilagante: un film potenzialmente interessante e a tratti ipnotico (gli innesti dei raccordi narrativi privi di senso, ironici e spiazzanti), ma minato da ingenuità strutturali, dialoghi grossolani, sequenze sopra le righe e personaggi che rimangono imbrigliati in situazioni ripetitive e non vanno da nessuna parte. Se il punto di vista è troppo totalizzante, fino a escludere qualsiasi possibile alternativa di senso, alcuni tratti caricaturali aiutano comunque a non prendere il tutto troppo sul serio: e la frase finale lo conferma, con una richiesta, bonaria, di indulgenza. Maldestro ma volenteroso. Gianmarco Tognazzi è Dodo; scritto dalla Argento con Barbara Alberti.
Asia Argento irrompe al Festival di Cannes (nella sezione Un certain regard), spaccando la critica con un dramma che identifica inequivocabilmente, in una soggettiva della piccola protagonista, la volontà di raccontare la solitudine e la fragilità dell'infanzia: per ammissione della stessa regista, il film è un romanzo di formazione rovesciato, in cui Aria intraprende un iter in costante ricerca di affetto per le strade di una Roma notturna. Le tinte agée, la colonna sonora, alcune derive pericolosamente pop, il citazionismo dilagante: un film potenzialmente interessante e a tratti ipnotico (gli innesti dei raccordi narrativi privi di senso, ironici e spiazzanti), ma minato da ingenuità strutturali, dialoghi grossolani, sequenze sopra le righe e personaggi che rimangono imbrigliati in situazioni ripetitive e non vanno da nessuna parte. Se il punto di vista è troppo totalizzante, fino a escludere qualsiasi possibile alternativa di senso, alcuni tratti caricaturali aiutano comunque a non prendere il tutto troppo sul serio: e la frase finale lo conferma, con una richiesta, bonaria, di indulgenza. Maldestro ma volenteroso. Gianmarco Tognazzi è Dodo; scritto dalla Argento con Barbara Alberti.