
King Arthur
King Arthur
Durata
126
Formato
Regista
Gran Bretagna, V secolo d.C. Artorius Castus (Clive Owen), più semplicemente chiamato Artù, è un soldato al servizio dell'Impero. Alla guida dei suoi fedeli cavalieri, viene incaricato di portare in salvo una famiglia patrizia minacciata dall'avanzata dell'esercito sassone. Sul suo cammino incontrerà la tribù britannica dei Woad, guidata dal misterioso Merlino (Stephen Dillane) e da sua figlia Ginevra (Keira Knightley).
Il produttore Jerry Bruckheimer e il regista Antoine Fuqua rivisitano il ciclo arturiano, allacciandosi alle celebri teorie che fanno coincidere la figura di Artù con quella di un condottiero romano-britannico del V secolo d.C. Il film, però, mette troppa carne al fuoco, tramutando un'idea di partenza stimolante in un'accozzaglia di inesattezze e riferimenti storicamente rischiosi: si ha come l'impressione che King Arthur senta la necessità di accollarsi l'onore (ma, a quanto visto, sicuramente non l'onere) di rispondere a molte delle domande che da sempre assillano gli studiosi. Il risultato è un incastro forzato e artefatto, zoppicante coacervo di mito e realtà. Deprecabile il tentativo di instaurare un insignificante dibattito su questioni religiose e moralistiche: superfluo e irritante. Quantomeno decenti le scenografie, in cui spicca la ricostruzione di un segmento del vallo di Adriano. Cast poco credibile e dall'aria posticcia come la maggior parte dei costumi. Scritto da David Franzoni, musiche di Hans Zimmer.
Il produttore Jerry Bruckheimer e il regista Antoine Fuqua rivisitano il ciclo arturiano, allacciandosi alle celebri teorie che fanno coincidere la figura di Artù con quella di un condottiero romano-britannico del V secolo d.C. Il film, però, mette troppa carne al fuoco, tramutando un'idea di partenza stimolante in un'accozzaglia di inesattezze e riferimenti storicamente rischiosi: si ha come l'impressione che King Arthur senta la necessità di accollarsi l'onore (ma, a quanto visto, sicuramente non l'onere) di rispondere a molte delle domande che da sempre assillano gli studiosi. Il risultato è un incastro forzato e artefatto, zoppicante coacervo di mito e realtà. Deprecabile il tentativo di instaurare un insignificante dibattito su questioni religiose e moralistiche: superfluo e irritante. Quantomeno decenti le scenografie, in cui spicca la ricostruzione di un segmento del vallo di Adriano. Cast poco credibile e dall'aria posticcia come la maggior parte dei costumi. Scritto da David Franzoni, musiche di Hans Zimmer.