Diverse coppie intente a baciarsi, senza distinzione d'orientamento sessuale: uomo e donna, donna e donna, uomo e uomo, ogni coppia rimane sullo schermo per tre minuti e mezzo.

Oltre ad essere uno dei primi film realizzati da Warhol all'interno della sua Factory newyorkese, Kiss è anche un esperimento leggermente più ragguardevole, ma non troppo, rispetto alla media di certa superflua e fastidiosa produzione warholiana, probabilmente perché fa suoi dei tratti sanamente sovversivi: il bacio è cristallizzato e idealizzato come massimo gesto ribelle, come sconfinato atto di libertà, come grido d'autonomia e dichiarazione di non omologazione. Senza contare il modo in cui viene amplificato sullo schermo attraverso la ripetizione, quasi fosse una serigrafia da esporre in un museo, messo in risalto dai giochi di luce e dalla promiscua diversità delle coppie coinvolte nell'esperimento, oltre che dalla spudorata (perfino viscida) sensualità con cui esse si offrono allo spettatore. Ovviamente, non è cinema con la “c” maiuscola, e ogni accusa di gratuità è decisamente lecita, ma per il Warhol regista è un'unghiata un po' più vitale e sincera del solito.
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