Rochefort. Musiciste e ballerine, le allegre gemelle Delphine (Catherine Deneuve) e Solange (Françoise Dorléac) sono in cerca del vero amore. Durante un fine settimana, in corrispondenza di una importante fiera nautica, giungono in paese il marinaio sognatore Maxence (Jacques Perrin), il giovane Etienne (George Chakiris) e il celebre compositore americano Andy (Gene Kelly). In una girandola di avventure, tutti troveranno il partner ideale, compresa Yvonne (Danielle Darrieux), madre di Delphine e Solange.

Toccante inno alla joie de vivre, il quinto film di Demy rappresenta la forma artistica più alta di un autore che rincorre, come pochi altri, l'essenza stessa del cinema, ovvero lo stupore e la meraviglia dello spettacolo. Omaggiando uno dei punti fermi del cinema classico delle major, il musical, Demy completa il percorso intrapreso con il precedente Les parapluies de Cherbourg (1964), abbandonando qualsivoglia vena malinconica per proiettare il proprio cinema verso l'approdo naturale dell'ottimismo, dell'euforia e dell'eccentrica imprevedibilità della vita. Attraverso l'intreccio di storie e personaggi che sembrano dipinti sullo schermo, la pellicola diventa una costante ricerca sulla forma e il colore, veicolata dalla perfezione delle coreografie e dalla geometrica composizione dell'immagine. I corpi danzano, cantano, si muovono in una Rochefort (identificata con poche, mirate location) che diventa palcoscenico "reale" raffigurato con tinte pastello, e gli ampi spazi diventano celebrazione del sentimento amoroso. Uno spensierato racconto squisitamente cinéphile, denso di amore per il cinema. Regia impeccabile, con sinuosi movimenti di macchina e studiatissimi piani-sequenza degni di Lubitsch e Ophüls. Memorabile l'apparizione della Deneuve e della Dorléac (sorelle nella vita) nel loro appartamento, ma sono da citare anche la sequenza d'apertura sul ponte e il gran ballo finale. Musiche di Michel Legrand, straordinaria fotografia in Cinemascope di Ghislain Cloquet. Da evitare la versione italiana tagliata di più di mezz'ora, stupidamente intitolata Josephine.
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