A Baltimora, nell'autunno del 1954, si intrecciano le vicende dei componenti della famiglia ebraica Kurtzman: il pade Nate (Joe Mantegna) con i problemi legati alla gestione del suo teatro burlesque; i figli Van (Adrien Brody) e Ben (Ben Foster) alle prese con gli amici, la scuola e le delusioni amorose. Sullo sfondo il lento progredire dell'integrazione razziale negli Usa.

Rimembranze semi-biografiche per Barry Levinson, che con Liberty Heights continua il proprio viaggio di ricordi nella sua Baltimora. Questa volta la lente d'ingrandimento è puntata sulla difficoltà di integrazione delle minoranze nei primi anni '50 in America: il tono spensierato e innocente, lievemente didattico, offre un quadro sociale i cui temi spinosi vengono affrontati con un tocco delicato (quando non superficiale). L'interpretazione degli attori è onesta e mai sopra le righe, ma il prodotto finale appare un po' fragile, difettando della spontaneità di alcuni lavori precedenti del regista. Un prodotto ben confezionato ma nulla più, dolce e sincero a cui manca il nerbo necessario per fare il salto di qualità. Presente anche qui il mito americano rappresentato dalle Cadillac. Flop al botteghino.
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