La lunga estate calda

Ben Quick (Paul Newman) arriva nel villaggio di Frenchman's Band, accompagnato dalla fama di piromane. Trova impiego presso la fattoria del ricco Varner (Orson Welles), ossessionato da una discendenza non all'altezza del suo nome: quest'ultimo prende sotto la sua ala l'ambizioso giovane, rivedendosi in lui e progettando di fargli sposare la figlia Clara (Joanne Woodward).

Martin Ritt mette in scena (sceneggiatura di Irving Ravetch e Harriet Frank) alcuni racconti di William Faulkner, realizzando un film che resta costantemente a metà del guado, tra commedia romantica e dramma. Paul Newman, con la sua fisicità iconografica, interpreta un tipico “vagabondo senza storia”, un arrampicatore sociale capace di usare tutte le sue doti (alternative alla mancanza di denaro e distinzione) per raggiungere un posto al sole. Da Faulkner arriva quel dipingere il Sud rurale come coacervo di tensioni sociali, ma anche e soprattutto sessuali, latenti e rimosse: Varner vede in Quick un se stesso più giovane e, contemporaneamente, quel maschio alfa che il figlio Jody (Anthony Franciosa) non sarà mai. Perfettamente confezionato e dotato di buon ritmo, il film paga nel finale quel che per il resto sarebbe il suo principale pregio: la sua doppia natura, il suo essere sospeso tra l'impegnato e il leggero, che lo limita nella scelta di una conclusione che risulta eccessivamente semplicistica e buonista. Premio come miglior attore per Newman al Festival di Cannes.