Il prestanome

Howard Prince (Woody Allen), cassiere di un bar e allibratore, accetta di fare da prestanome per un amico (Michael Murphy), autore televisivo finito nella lista nera come comunista durante il Maccartismo. Inizia così a vendere alla televisione i testi di quattro scrittori esautorati: data la penuria di talenti, ottiene un enorme successo, finendo fatalmente nel mirino della Commissione per le attività antiamericane.

La sceneggiatura di Walter Bernstein (candidata a un Oscar) racconta in forma di commedia uno dei momenti più bui della democrazia americana, la caccia alle streghe anticomunista di Joseph McCarthy che finì con mettere un bavaglio alla libertà di espressione e instaurare un clima di paranoia e di delazione in tutto l'ambiente dello spettacolo americano. Il film di Martin Ritt dipinge un antieroe, un personaggio coinvolto per caso e completamente disinteressato alla politica: l'Howard di Woody Allen è l'everyman che scopre, messo sotto la pressione di un'ambiente ostile e sconosciuto, la capacità di impegno politico, coraggio, ribellione al sistema e sacrificio. Allen lavora sul personaggio, ritrovando alcuni tic e caratteri delle sue primissime opere (in cui è spesso l'inetto, lo schmuck della comicità yiddish), ma non raggiunge vette comiche né profondità drammatiche dei contemporanei film da lui scritti e diretti. Ne risulta, così, un film ambizioso e godibile, anche se non perfettamente calibrato. Martin Ritt, Walter Bernstein e vari altri membri del cast e della troupe furono inseriti nelle liste nere a inizio anni Cinquanta, fatto segnalato nei titoli di coda. Fotografia di Michael Chapman.