In una trentina di segmenti più o meni lunghi, suddivisi in cinque sezioni esemplificative (Usi e costumi, Le donne, Il lavoro, Lo Stato, la Chiesa e il cittadino e La famiglia), si passano in rassegna vizi, debolezze e luoghi comuni (?) degli italiani nell'epoca successiva al boom economico.

Panoramica sull'Italia degli anni '60 realizzata come un variopinto mosaico che aderisce senza guizzi alla più rodata commedia all'italiana, sceneggiata dal regista insieme a Ettore Scola e Ruggero Maccari. Folklore, meschinità, gelosia, infantilismo, arroganza, ottusità e opportunismo che contraddistinguono l'italiano medio (anche ai giorni nostri) sono messi in risalto con una comicità spruzzata di cinismo legata a modelli già ampiamente sfruttati. Lo spirito sembra quello di una piacevole gita turistica per esaltare le bellezze paesistiche del Belpaese (con suggestivi scorci di Roma, Napoli, Venezia, Torino, Firenze, Amalfi e Matera, ad esempio). Il viaggio attraverso le diverse realtà regionali è piacevole, ma la satira non graffia, il ritmo è lasco e lo sguardo dissacratorio di Risi e Monicelli sono solo un pallido ricordo. Notevole il reparto femminile, che vanta alcune delle attrici più belle dell'epoca (Koscina, Lisi, Massari, Spaak), ma sono da segnalare anche Sordi, Manfredi e Walter Chiari in un ruolo degno del miglior Vittorio Gassman. Raffinata fotografia di Ennio Guarnieri, musiche di Carlo Rustichelli e Piero Umiliani (non accreditato).
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