Tormentata dagli incubi, Casey Beldon (Odette Annable) comincia a temere per la sua stabilità mentale quando essi le si presentano sotto forma di allucinazioni durante il giorno. La sua ricerca della verità la porterà a indagare sulla morte della madre e a scoprire qualcosa di sconvolgente.

Quarto tentativo dietro la macchina da presa per David S. Goyer, sceneggiatore affermato nel mondo dei cinecomics (suoi i soggetti dei tre Batman di Christopher Nolan), ma regista enormemente discontinuo. Dopo aver firmato il capitolo peggiore della trilogia dedicata al mezzo vampiro della Marvel, Blade Trinity (2004), e il dimenticabile The Invisible (2007), Goyer inciampa anche stavolta: privo di quell’impronta essenziale tipica dell’horror, Il mai nato, pur avvalendosi di uno script affascinante e ricco di potenziale, si sgonfia scena dopo scena, in un inesorabile processo che conduce per mano lo spettatore verso i territori della banalità e della prevedibilità. I riferimenti a L’esorcista (1973) di William Friedkin evidenziano una grave assenza di ispirazione.
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