Milano, anni Settanta. Uscito di prigione dopo tre anni di reclusione, il trafficante Ugo Piazza (Gastone Moschin) viene braccato dagli uomini di un boss malavitoso, noto come l'Americano (Lionel Stander), a causa di una cospicua somma di denaro andata perduta durante una spedizione clandestina.

Titolo tra i più celebri non solo nella filmografia di Fernando Di Leo, ma anche nel sottogenere poliziesco nazionale, Milano calibro 9 è un noir caratterizzato da cupo realismo, sullo sfondo di una Milano "vintage". Una vicenda d'onore, violenza e vendetta, che risente pesantemente del clima dei cosiddetti "anni di piombo", così come l'atmosfera cinica che permea la pellicola riflette la precarietà e il senso di pericolo diffusi nel tessuto sociale di quel periodo. Nonostante l'inevitabile usura dell'apparato estetico, il ricorso a una struttura narrativa schematica e alcune digressioni narrative poco omogenee, il film mantiene un discreto livello di tensione e mistero, senza svelare le carte sino agli eventi conclusivi. Cast funzionale: oltre a un efficace Gastone Moschin e a una pericolosamente seducente Barbara Bouchet (Nelly), spiccano il volto scolpito di Mario Adorf (Rocco), che Di Leo vorrà protagonista in La mala ordina (1972), e il ghigno di Lionel Stander. Sceneggiatura firmata dal regista e ispirata alla raccolta di racconti Milano calibro 9, pubblicata nel 1969 da Giorgio Scerbanenco. Colonna sonora di Luis Bacalov, in collaborazione con la prog band italiana Osanna.
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