Brucia ragazzo, brucia
Durata
92
Formato
Regista
Clara (Françoise Prévost), signora di mezz'età legata da un rapporto matrimoniale stanco e inappagante con Silvio (Michel Bardinet), si lascia sedurre dal libertino e anticonformista Giancarlo (Gianni Macchia). La scoperta di piaceri sconosciuti coinciderà con l'inizio di una tragica crisi.
Dramma coniugale incentrato sulla figura femminile di Clara, emblema di quella parte di società italiana borghese di fine anni Sessanta, i cui consolidati valori erano profondamente messi in crisi dalla rivoluzione culturale e dalla liberazione sessuale sessantottina. Fernando Di Leo, ancora lontano dai generi poliziesco e noir grazie ai quali acquisterà notorietà, approccia l'argomento in maniera incostante e incerta, alternando discreti tratteggi della protagonista e situazioni sensualmente intriganti a gratuite cadute di tono e scarso approfondimento dei personaggi di contorno. Sfaccettature stereotipate per il personaggio di Giancarlo, causa della crisi personale e dei rimorsi di coscienza di Clara, sessualmente spregiudicato e dipinto come uno pseudointellettuale sinistroide. Solo abbozzata la caratterizzazione di Silvio, marito incapace di razionalizzare il tradimento della moglie e simbolo dell'inadeguatezza ad affrontare la crisi della tradizionale istituzione della coppia da parte della società di quegli anni. Pellicola comunque coraggiosa, sottoposta a pesanti tagli da parte della censura, che ne ridusse la durata dagli iniziali 92 minuti a 72, eliminando sequenze ritenute troppo esplicite e morbose. Sceneggiatura del regista e Antonio Racioppi; musiche di Gino Peguri.
Dramma coniugale incentrato sulla figura femminile di Clara, emblema di quella parte di società italiana borghese di fine anni Sessanta, i cui consolidati valori erano profondamente messi in crisi dalla rivoluzione culturale e dalla liberazione sessuale sessantottina. Fernando Di Leo, ancora lontano dai generi poliziesco e noir grazie ai quali acquisterà notorietà, approccia l'argomento in maniera incostante e incerta, alternando discreti tratteggi della protagonista e situazioni sensualmente intriganti a gratuite cadute di tono e scarso approfondimento dei personaggi di contorno. Sfaccettature stereotipate per il personaggio di Giancarlo, causa della crisi personale e dei rimorsi di coscienza di Clara, sessualmente spregiudicato e dipinto come uno pseudointellettuale sinistroide. Solo abbozzata la caratterizzazione di Silvio, marito incapace di razionalizzare il tradimento della moglie e simbolo dell'inadeguatezza ad affrontare la crisi della tradizionale istituzione della coppia da parte della società di quegli anni. Pellicola comunque coraggiosa, sottoposta a pesanti tagli da parte della censura, che ne ridusse la durata dagli iniziali 92 minuti a 72, eliminando sequenze ritenute troppo esplicite e morbose. Sceneggiatura del regista e Antonio Racioppi; musiche di Gino Peguri.