Una regina (Monica Vitti) vive nel lutto più stretto dopo l'assassinio del marito, avvenuto il giorno delle nozze. Durante una notte di tempesta, un oppositore politico si introduce nel castello dove risiede per ucciderla. Il giovane (Franco Branciaroli) presenta una incredibile somiglianza con il suo defunto consorte.

Negli ultimi anni della sua carriera, Antonioni ha condotto un percorso di sperimentazione sulle forme del racconto e sulle nuove possibilità offerte dalla tecnologia al linguaggio cinematografico. Il mistero di Oberwald, liberamente ispirato all'opera teatrale L'aquila a due teste di Jean Cocteau, si colloca in questo periodo ed ha negli azzardi formali il suo principale motivo di interesse. Prodotto dalla RAI, fu pionieristicamente girato con videocamere e il materiale venne poi riversato su pellicola. L'elaborazione digitale delle immagini, nelle mani del direttore della fotografia Luciano Tovoli, alla seconda collaborazione con Antonioni dopo Professione: reporter (1975), regala momenti interessanti: visivamente stupefacenti sono, per esempio, le campiture cromatiche artificiali sulle dominanti del giallo e dell'azzurro durante la cavalcata della regina nella foresta. Purtroppo, però, la presenza di alcuni effetti speciali non sempre appare del tutto giustificata e, nel complesso, si avverte l'attrito tra Antonioni e una materia narrativa, quella del melodramma decadente, a lui del tutto estranea.
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