Oh che bella guerra!

Allo scoppiare della Prima guerra mondiale, l'entusiasmo delle alte sfere militari inglesi sale alle stelle: la propaganda bellica esalta l'eroismo e il patriottismo, inducendo alla partecipazione. Molti si arruoleranno, ma al fronte troveranno la morte.

Nel clima pacifista degli anni Sessanta, il fino ad allora solo attore Richard Attenborough debutta alla regia con questo ironico messaggio anti-militarista: una fantasia musicale sulla guerra che ha un'ambientazione surreale, ricca di allegorie, tipica del gusto pop inglese. La pellicola è basata sul famoso spettacolo teatrale omonimo del 1963 di Gerry Raffles e Joan Littlewood: la primissima parte è ambientata nel grande padiglione ottocentesco del West Pier a Brighton, dove uomini politici giocano una specie di enorme Risiko. Più efficace la seconda parte, dove le canzoni di guerra sottolineano le tragiche esperienze del fronte. A tratti, la frammentarietà strutturale dello spettacolo non riesce a trovare una convincente coesione cinematografica e il tono prevalentemente satirico offusca spesso il senso di drammaticità; in ogni caso, la solida regia e l'immagine iconica e di forte impatto dell'epilogo (la distesa infinita di croci) valgono la visione. Imperfetto, ma coerente e incisivo. Piccola curiosità: la durata della versione italiana è stata inspiegabilmente ridotta rispetto all'originale.