
Gandhi
Gandhi
Premi Principali

Oscar al miglior attore protagonista 1983

Golden Globe al miglior attore in un film drammatico 1983

Oscar alla miglior regia 1983

Golden Globe alla miglior regia 1983
Durata
191
Formato
Regista
Il film racconta in una sorta di flashback di tre ore tutta la vita del grande profeta della "non violenza" Gandhi (Ben Kingsley), il più grande pacifista del ventesimo secolo: dai suoi solenni funerali di stato ai momenti più significativi dell'impegno politico del Mahatma, tra cui la grande rivoluzione che portò l'India all'indipendenza nel 1947, fino al tragico attentato del 30 gennaio 1948.
Il regista Richard Attenborough, in questa colossale ricostruzione biografica di una delle figure più carismatiche della storia, sceglie la via della linearità (il film gioca con il tempo solo nell'incipit) e dell'aderenza storica. La sua è una costruzione tradizionale, che può essere tacciata di didascalismo, ma che nonostante la durata tiene sempre viva l'attenzione dello spettatore. Riesce in tale intento grazie a una chiara esposizione dei significativi eventi storici in gioco (con sequenze di grande impatto) ma anche, soprattutto, al magnetismo del suo protagonista, un Gandhi a cui dà anima e corpo un magistrale Kingsley. Dalla sua interpretazione fuoriesce tutta la grande forza di volontà di questo “semplice” uomo, i cui insegnamenti, come quello della “non-violenza” (che è il credo più ribattuto durante la pellicola), rimangono tuttora validissimi. La regia è pulita e la sceneggiatura di John Briley concisa; vi è inoltre nel narrato anche una leggera vena di humour assai gradita, che soffoca la retorica e gli eccessi di patetismo. Per raccontare la storia di un uomo che dell'umiltà ha fatto un suo credo, forse, è stata la migliore strada da seguire. Vincitore di ben 8 premi Oscar (tra cui miglior film, regia e attore protagonista), 5 Golden Globes, 5 Bafta, 2 David di Donatello e un Nastro d'Argento.
Il regista Richard Attenborough, in questa colossale ricostruzione biografica di una delle figure più carismatiche della storia, sceglie la via della linearità (il film gioca con il tempo solo nell'incipit) e dell'aderenza storica. La sua è una costruzione tradizionale, che può essere tacciata di didascalismo, ma che nonostante la durata tiene sempre viva l'attenzione dello spettatore. Riesce in tale intento grazie a una chiara esposizione dei significativi eventi storici in gioco (con sequenze di grande impatto) ma anche, soprattutto, al magnetismo del suo protagonista, un Gandhi a cui dà anima e corpo un magistrale Kingsley. Dalla sua interpretazione fuoriesce tutta la grande forza di volontà di questo “semplice” uomo, i cui insegnamenti, come quello della “non-violenza” (che è il credo più ribattuto durante la pellicola), rimangono tuttora validissimi. La regia è pulita e la sceneggiatura di John Briley concisa; vi è inoltre nel narrato anche una leggera vena di humour assai gradita, che soffoca la retorica e gli eccessi di patetismo. Per raccontare la storia di un uomo che dell'umiltà ha fatto un suo credo, forse, è stata la migliore strada da seguire. Vincitore di ben 8 premi Oscar (tra cui miglior film, regia e attore protagonista), 5 Golden Globes, 5 Bafta, 2 David di Donatello e un Nastro d'Argento.