Ordet
Ordet
Premi Principali
Leone d'oro alla Mostra del Cinema di Venezia 1955
Durata
126
Formato
Regista
La fede dell'anziano contadino Morten Borgen (Henrik Malberg) e dei suoi figli è messa a dura prova dalla morte per parto della moglie del primogenito Mikkel (Emil Hass Christensen). Il ritorno a casa di suo fratello Johannes (Preben Lerdorff Rye), ritenuto pazzo dai familiari e scomparso da alcuni giorni, renderà possibile un inatteso e sconvolgente avvenimento.
Se Vampyr (1932) è il film più ardito e sperimentale del maestro danese, Ordet, tratto da un'opera teatrale del pastore protestante Kaj Munk, è il pieno capolavoro della sua maturità. Nessun altro film nella storia del cinema è mai riuscito a mettere in scena il tema delle fede con la stessa radicale intensità. Ogni personaggio della pellicola vive la fede religiosa in modo diverso, ed è significativo che ispiratori della risurrezione finale, una delle sequenze più belle e importanti del cinema di tutti i tempi, siano un folle e una bambina. A uscire sconfitti dalla parola-verbo di vita di Johannes sono tanto il cinico scetticismo di suo fratello Mikkel quanto le astruse dissertazioni dottrinali di suo padre Morten. Per Carl Theodor Dreyer la fede è una componente imprescindibile della condizione umana e, come tale, non può essere ridotta a sterile computo di norme e precetti o a disputa teologica: la Parola di fede è vita, è carne ed è corpo. Anche sul piano formale Ordet è memorabile, ispirato a un quintessenziale utilizzo dello spazio in cui la macchina da presa si muove con magistrale solennità e compostezza. Straordinario anche l'utilizzo della luce e di alcune location nello Jutland, come nella memorabile sequenza della brughiera battuta dal vento. Accolto in tutto il mondo con sentita ammirazione, fu premiato con uno storico Leone d'oro alla Mostra del cinema di Venezia.
Se Vampyr (1932) è il film più ardito e sperimentale del maestro danese, Ordet, tratto da un'opera teatrale del pastore protestante Kaj Munk, è il pieno capolavoro della sua maturità. Nessun altro film nella storia del cinema è mai riuscito a mettere in scena il tema delle fede con la stessa radicale intensità. Ogni personaggio della pellicola vive la fede religiosa in modo diverso, ed è significativo che ispiratori della risurrezione finale, una delle sequenze più belle e importanti del cinema di tutti i tempi, siano un folle e una bambina. A uscire sconfitti dalla parola-verbo di vita di Johannes sono tanto il cinico scetticismo di suo fratello Mikkel quanto le astruse dissertazioni dottrinali di suo padre Morten. Per Carl Theodor Dreyer la fede è una componente imprescindibile della condizione umana e, come tale, non può essere ridotta a sterile computo di norme e precetti o a disputa teologica: la Parola di fede è vita, è carne ed è corpo. Anche sul piano formale Ordet è memorabile, ispirato a un quintessenziale utilizzo dello spazio in cui la macchina da presa si muove con magistrale solennità e compostezza. Straordinario anche l'utilizzo della luce e di alcune location nello Jutland, come nella memorabile sequenza della brughiera battuta dal vento. Accolto in tutto il mondo con sentita ammirazione, fu premiato con uno storico Leone d'oro alla Mostra del cinema di Venezia.