La vedova del pastore

Prästänkan

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71

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Un giovane predicatore (Einar Röd) e la sua compagna (Greta Almroth) giungono in un villaggio rurale con la speranza di occupare il posto vacante di pastore e sposarsi. Ottenuto l'incarico, il giovane scopre che la tradizione locale gli impone di sposare l'anziana vedova del precedente presbitero.

Secondo lungometraggio di Carl Theodor Dreyer, e prima sua opera fortemente influenzata dagli scenari naturalistici dei paesaggi nordici. Ambientato nella Norvegia del 1600 e ispirato al cinema di Victor Sjöström e Mauritz Stiller, fu girato da Dreyer con maniacale cura per il dettaglio nelle case museo di Maihaugen, vicino Lillehammer. La ricostruzione dell'epoca è curata fin nei minimi particolari, dai costumi agli arredi, alle suppellettili. Pienamente riuscita la caratterizzazione dei tre personaggi principali, tre volti di una stessa mutilazione, imposta dal costume e dalla tradizione. Come molti dei personaggi del cinema di Dreyer, il pastore, la sua giovane compagna e l'anziana vedova denunciano una condizione di libertà mutilata in nome della cultura dominante del tempo in cui vivono. Li sostiene, anche nelle privazioni e nella clandestinità, solo la forza dell'amore. L'austera, solenne ed enigmatica vedova Margrethe (Hildur Carlberg) è il primo grande personaggio femminile del cinema di Dreyer.
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