Quando la gang di reietti capitanata da Cecil B. DeMented (Stephen Dorff), regista underground che vuole girare un film estremo, rapisce la diva hollywoodiana Honey (Melanie Griffith), quest'ultima si avvicina alle istanze del gruppo, deciso a ribaltare ogni forma di cinematografia stereotipata e convenzionale.

Coacervo indigesto – e francamente inutile – di citazioni e citazionismi per quello che è forse il peggior film di John Waters, riflessione dissacrante su Hollywood e i suoi meccanismi luciferini declinata in chiave demenziale e forzosamente divertente. Il discorso del regista è deboluccio, si limita alla gag e a una impostazione francamente ridicola: le ragioni della banda, che rapisce una diva della settima arte per eleggerla a musa di una tipologia di cinema libero, indipendente e alternativo, sono perlopiù irritanti. L'unico elemento interessante, forse, è l'ambientazione nell'amata Baltimora (città natale del regista, in cui ambienta tutti i suoi film). Il finale rievoca quello di Viale del tramonto (1950), collegandosi direttamente alla figura di Cecil B. DeMille, parodiata dal titolo che dà il nome al regista-capobanda.
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