Fando (Sergio Klainer) e la sua fidanzata paraplegica Lis (Diana Mariscal) fanno un viaggio tortuoso verso Tar, mitologica città dove tutti i desideri degli uomini dovrebbero essere esauditi.

Esordio cinematografico di Alejandro Jodorowsky, regista cileno esponente del surrealismo mistico, inventore dei “film di mezzanotte”, attore, psicomago, romanzista, fumettista, sceneggiatore teatrale, musicista e guru spirituale. Prodotto in Messico e tratto liberamente dall'omonima opera teatrale di Fernando Arrabal, Il paese incantato manifesta, in germe, molte caratteristiche riscontrabili nel cinema successivo di Jodorowsky: in primis l'isterismo esoterico (oltre che simbolico, misterioso, caotico, compiaciuto, masturbatorio e scandaloso) vicino a quello di alcune opere di Fellini (su tutte Fellini Satyricon del 1969) e, in seconda battuta, il repentino cambio di registro che oscilla tra pessimismo cupo e speranza scherzosa verso il futuro. Le atmosfere desertiche ed erotiche, però, lo rendono una specie di cugino pazzoide di Zabriskie Point (1970) di Michelangelo Antonioni. Più acerbo del film che l'avrebbe seguito, El topo (1970), che rimane l'opera di Jodorowsky più importante e influente, Il paese incantato rimane comunque un oggetto alieno, sincero e affascinante, seppur a tratti indecifrabile. Ottimo bianco e nero di Rafael Corkidi, collaboratore abituale del regista.
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