Nell'America della grande crisi economica degli anni '30, un venditore ambulante di bibbie con il vizio della truffa (Ryan O'Neal) si ritrova affidata una bambina bionda (Tatum O'Neal): dopo gli iniziali dissapori, nasce un grande affetto e i due compiono una lunga serie di piccole truffe in tutta la nazione.

Continua il periodo magico di Peter Bogdanovich che, dopo il grande affresco elegiaco de L'ultimo spettacolo (1971) e la neo-screwball comedy Ma papà ti manda sola? (1972), ripropone la sua poetica della rievocazione della Hollywood che fu (in particolare l'epoca d'oro degli anni ‘40-'50), dei generi fissi e della settima arte intesa come fabbrica di sogni. Questa volta attinge al cinema di Frank Capra, raccontando una poeticissima favola d'amicizia on the road, dove i dialoghi tra i due personaggi principali (padre e figlia nella realtà) assurgono ad assoluti protagonisti, toccando vette brillanti nei battibecchi in macchina, quando Moses e Addie diventano quasi una coppia di fidanzati in preda a crisi di nervi. Davvero notevole, inoltre, il lavoro sulla fotografia operato da Laszlo Kovacs (collaboratore assiduo del regista), che crea un bianco e nero magico e sognante, appoggiandosi con coraggio agli scenari di povertà e miseria generati dalla Grande Depressione. Puro cinema dell'incanto, nostalgico ma mai malinconico, divertente ma mai sciocco. Un piccola gemma vintage nel bel mezzo della New Hollywood. Quattro nomination agli Oscar e statuetta a sorpresa per la piccola Tatum O'Neal.
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