1910. Giovane avvocato di un piccolo produttore del nascente cinema, Leo Halligan (Ryan O'Neal) si ritroverà suo malgrado a dirigere un film muto.

Omaggio lacrimoso e nostalgico di Bogdanovich agli anni della nascita del cinema, quando le troupe erano poco più che “armate brancaleone” e la competizione tra nascenti major si combatteva distruggendosi vicendevolmente le macchine da presa. La ricostruzione di quegli anni, basata su ricordi di John Ford, Allan Dwan e Raoul Walsh (intervistati dal regista, che era anche un discreto critico cinematografico), è sentita e sincera, ma Bogdanovich non sempre riesce a trasformare la sua passione per la settima arte in qualcosa di divertente (o semplicemente guardabile). La sua poetica della nostalgia e della ricostruzione di generi del passato cominciava già ad appannarsi. Ryan O'Neal e sua figlia Tatum di nuovo insieme sul set, a tre anni di distanza da Paper Moon – Luna di carta (1973). Presentato in concorso al Festival di Berlino.
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