
Le parole di mio padre
Durata
90
Formato
Regista
Zeno Cosini (Fabrizio Rongione) è un ragazzo chiuso e insicuro, segnato dalla morte del papà (Toni Bertorelli) con cui aveva un rapporto controverso. Sentendosi solo e in difficoltà, il giovane si lega a Giovanni (Mimmo Calopresti), un amico del padre, che lo invita a casa sua: qui conosce le sue figlie e s'innamora di una di loro (Chiara Mastroianni).
Tratto dai primi capitoli de La coscienza di Zeno di Italo Svevo, il film traspone la vicenda in epoca contemporanea e dipinge la figura dell'inetto in modo credibile, mostrando la sua incapacità di scegliere e la preferenza a lasciarsi trasportare dagli eventi. In particolare, si sofferma sull'analisi di due tematiche: il difficile rapporto del protagonista con il padre e quello altrettanto travagliato con le donne. Limitandosi nell'adattamento alla sola parte iniziale del romanzo, la pellicola ha la possibilità di approfondire solo alcuni tratti del personaggio e il rischio di superficializzare il tutto è piuttosto alto. Seppur Francesca Comencini abbia un buon tocco malinconico, la sua opera è poco stratificata e intensa solo a tratti: gli attori non sempre le aiutano e alcune soluzioni (finale compreso) sono un po' frettolose. In ogni caso, le sequenze riuscite non mancano, a partire da quella della seduta spiritica, in cui, senza soffermarsi troppo sull'ambientazione, la regista sceglie di abbandonarsi alle sensazioni, cogliendo i commenti e le frasi sussurrate dei partecipanti.
Tratto dai primi capitoli de La coscienza di Zeno di Italo Svevo, il film traspone la vicenda in epoca contemporanea e dipinge la figura dell'inetto in modo credibile, mostrando la sua incapacità di scegliere e la preferenza a lasciarsi trasportare dagli eventi. In particolare, si sofferma sull'analisi di due tematiche: il difficile rapporto del protagonista con il padre e quello altrettanto travagliato con le donne. Limitandosi nell'adattamento alla sola parte iniziale del romanzo, la pellicola ha la possibilità di approfondire solo alcuni tratti del personaggio e il rischio di superficializzare il tutto è piuttosto alto. Seppur Francesca Comencini abbia un buon tocco malinconico, la sua opera è poco stratificata e intensa solo a tratti: gli attori non sempre le aiutano e alcune soluzioni (finale compreso) sono un po' frettolose. In ogni caso, le sequenze riuscite non mancano, a partire da quella della seduta spiritica, in cui, senza soffermarsi troppo sull'ambientazione, la regista sceglie di abbandonarsi alle sensazioni, cogliendo i commenti e le frasi sussurrate dei partecipanti.