Le passeggiate al Campo di Marte
Le promeneur du Champ-de-Mars
Durata
116
Formato
Regista
Durante gli ultimi mesi della sua presidenza, Mitterand (Michel Bouquet) – già in lotta contro il tumore che lo porterà alla morte poco dopo la fine del mandato – viene avvicinato dal giornalista Moreau (Jalil Lespert), che proverà a scoprire chi si cela dietro la facciata dell'uomo di governo.
Seppure si analizzi la vicenda politica del presidente rivangando episodi della storia recente della Francia, a interessare Guédiguian è soprattutto il risvolto umano del personaggio, il suo bilancio esistenziale prima che politico. E questa umanità viene proprio dal volto sofferto di Bouquet, dal suo modo di muoversi, dall'atteggiamento oltre che dalle parole. Ne emerge il ritratto di un politico colto, che con lucida disillusione è ben consapevole dei rischi del mestiere, delle invidie e delle distorsioni con cui anche il popolo elettore guarda ai suoi governanti («I re piacciono alla gente perché non hanno alcun potere di fronte alla malattia e alla morte»). Guédiguian, che pure non è affatto un sostenitore di Mitterand, riesce tuttavia ad andare oltre le ideologie, subendo comunque, al di là della visione politica, il fascino dell'uomo di potere, tanto da abbandonare – momentaneamente – l'oggetto prediletto del suo cinema, ovvero il popolino e la classe operaia. Tratto da un libro intervista a Mitterand, pubblicato poco dopo la sua morte, una pellicola dai nobili intenti, elegante ma a tratti eccessivamente verbosa. Fotografia di Renato Berta. Presentato in concorso al Festival di Berlino.
Seppure si analizzi la vicenda politica del presidente rivangando episodi della storia recente della Francia, a interessare Guédiguian è soprattutto il risvolto umano del personaggio, il suo bilancio esistenziale prima che politico. E questa umanità viene proprio dal volto sofferto di Bouquet, dal suo modo di muoversi, dall'atteggiamento oltre che dalle parole. Ne emerge il ritratto di un politico colto, che con lucida disillusione è ben consapevole dei rischi del mestiere, delle invidie e delle distorsioni con cui anche il popolo elettore guarda ai suoi governanti («I re piacciono alla gente perché non hanno alcun potere di fronte alla malattia e alla morte»). Guédiguian, che pure non è affatto un sostenitore di Mitterand, riesce tuttavia ad andare oltre le ideologie, subendo comunque, al di là della visione politica, il fascino dell'uomo di potere, tanto da abbandonare – momentaneamente – l'oggetto prediletto del suo cinema, ovvero il popolino e la classe operaia. Tratto da un libro intervista a Mitterand, pubblicato poco dopo la sua morte, una pellicola dai nobili intenti, elegante ma a tratti eccessivamente verbosa. Fotografia di Renato Berta. Presentato in concorso al Festival di Berlino.