Pietro (Pietro Casella) vive a Torino con il fratello tossicodipendente (Francesco Lattarulo) che mantiene facendo volantinaggio. Pietro soffre di un disturbo psichico e viene costantemente irriso dagli amici del fratello, il quale lo costringe a esibirsi come fenomeno da baraccone. Un giorno Pietro conosce una ragazza (Carlotta Saletti) e qualcosa sembra cambiare in maniera irreversibile nella sua vita.

Gaglianone descrive una società cinica e feroce in cui la prepotenza, la disillusione e la violenza (psicologica ancora prima che fisica) sono gli unici strumenti che permettono la sopravvivenza. Lo sguardo è arrabbiato, sentito e sostenuto da una messa in scena vigorosa e per certi versi coraggiosa per come si sottrae a compromessi di comodo, unendo l'essenzialità a un pessimismo caustico, sincero e mai facilmente apocalittico o modaiolo. Peccato dunque per qualche schematismo di troppo e dei personaggi di contorno troppo spesso solo abbozzati che depotenziano (seppure di poco) un quadro impietoso su un mondo degradato e moralmente abbrutito come quello delle periferie, veri e propri non luoghi in cui il peggio della natura umana è destinato a rivelarsi in tutta la sua deflagrante brutalità. Grande prova del protagonista Pietro Casella, qui alla sua prima prova drammatica dopo le esperienze con il trio comico Senso D'oppio completato da Francesco Lattaruolo e Fabrizio Nicastro (che interpreta il pusher). Presentato al Festival di Locarno, ma passato sotto silenzio nelle sale italiane.
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