Natalino (Piero Franzo) racconta il suo periodo trascorso nella Resistenza, cercando di trasmettere cosa abbia voluto dire vivere quel momento. Alberto (Virgilio Biei), entrato in ospizio, riconosce in un paralitico ospite della struttura qualcuno del suo passato e, nonostante il tempo trascorso, tornano a galla antiche ferite, per cui sente la necessità di coinvolgere Natalino in un piano.

Il film gioca con un sapiente montaggio tra le linee narrative che ruotano intorno a un passato doloroso, cercando di raccontare aspetti meno conosciuti della Resistenza. Le vicende sono differenziate anche da un punto di vista tecnico, con un girato in bianco e nero che alterna immagini digitali con 8 e 16 mm, offrendo scorci più veritieri sul passato e ricreando l'effetto filmati di repertorio. Gli spunti sono buoni, ma il risultato nel complesso convince poco: il regista è così concentrato sull'aspetto visivo, ricercatamente originale, da trascurare l'aspetto narrativo, mancando di donare alla sua opera un'anima.
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