In crisi a causa di un oscuro passato, l'inquieto Raoul (Stanko Molnar) cerca di riprendere in mano le redini della sua vita sposando Delia (Delia Boccardo). Un'inaspettata scoperta sul proprio nucleo familiare scatena nell'uomo un profondo malessere, destinato a tramutarsi in pazzia: tragedia in agguato.

Al terzo lungometraggio, dopo I visionari (1969) ed Equinozio (1971), Maurizio Ponzi tenta di visualizzare sul grande schermo suggestioni emotive e traumi inconsci da manuale. Il risultato è semplicemente improponibile: le banalità di stampo psicanalitico dilagano inarrestabili, i dialoghi risultano pregni di retorica spicciola, lo sviluppo è agonizzante, la sceneggiatura (firmata dallo stesso regista) a dir poco incoerente. Il tutto coronato da interpretazioni fiacche e gratuitamente caricaturali (l'iter di degenerazione offerto dal protagonista Stanko Molnar sa di fasullo) e da un'insostenibile aura di presunzione. Inutile. Alida Valli è Elsa, Milena Vukotic è Maddalena; musiche di Manuel De Sica.
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