Adèle (Vanessa Paradis) è una ragazza problematica e sfortunata, tentata dagli uomini ma il più delle volte illusa e abbandonata; Gabor (Daniel Auteuil) è un lanciatore di coltelli e sceglie come sue assistenti-bersaglio solo aspiranti suicide. I due si incontrano su un ponte di Parigi, quando Adèle sta per mettere fine alla propria vita: da quel momento inizierà la loro fortunata collaborazione.

Patrice Leconte opta eccezionalmente per il bianco e nero, quasi a voler catturare quel realismo magico alla Federico Fellini (fonte d'ispirazione primaria per il regista francese) che invade una storia di anime sole ed eccentriche: la scelta ben supporta l'umorismo cinico e tragico che muove i protagonisti, alla ricerca disperata della felicità. Una vera e propria questione di vita o di morte: la fortuna non è tale se non viene continuatamente sfidata, e il lancio dei coltelli diviene la perfetta metafora del rischio inseguito e del dualismo (in verità un po' convenzionale) tra Eros e Thanatos. Non è chiaro, però, se a Leconte interessi più la storia d'amore tra i due freaks (che possono ricordare Jean e Juliette da L'Atalante, girato da Jean Vigo nel 1934 ed espressamente citato) o il discorso sulla sorte avversa e sulla volontà dell'uomo che rema contro se stesso. E questa confusione incide notevolmente sul risultato finale, che pecca di coerenza e incisività. Vanessa Paradis oscilla tra l'essere ingenuamente divertente e fastidiosamente infantile; intenso Daniel Auteuil. Scritto da Serge Frydman.
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