Durante un'estate del 1958, Victor Chmara (Hippolyte Girardot) incontra la giovane e sensuale attrice Yvonne Jacquet (Sandra Extercatte), che si accompagna al medico omosessuale Rene Meinthe (Jean-Pierre Marielle). Da quel momento la sua vita non sarà più la stessa.

Laddove il romanzo dello scrittore francese Patrick Modiano, Villa Triste, allude soltanto al passato dei tre protagonisti, anche il film di Patrice Leconte, da cui è tratto, si sofferma più sulle sensazioni del presente che sui segreti celati. Con atmosfere che rimandano alla borghesia di Il giardino dei Finzi Contini (Vittorio De Sica, 1970) e alle feste di Il grande Gatsby (Jack Clayton, 1974), Il profumo di Yvonne veicola un'idea cinematografica troppo dipendente da quel respiro di malinconia a cui fin da subito ci ha abituati, e saturati, il regista parigino. Soffermando eccessivamente lo sguardo su un erotismo solo sfiorato, Leconte rischia di dimenticare il bellissimo personaggio interpretato da Jean-Pierre Marielle, un medico geniale e tormentato, pur centrale ai fini della trama e della struttura narrativa ad incastro tra flashback e flashforward. La fotografia del fidato Eduardo Serra mette in luce ciò che la pellicola non mostra: la differenza tragica tra passato e presente, dove la memoria e i ricordi si tingono di sole e colore mentre il presente non è che un luogo cupo, oscurato dalle ombre e dalle colpe dell'avvenuto. Ambizioso ma meno che mediocre. La protagonista Sandra Extercatte è accreditata come Sandra Majani.
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