L'amore che non muore
La veuve de Saint-Pierre
Durata
112
Formato
Regista
1850. Nell'isola canadese di Saint-Pierre, colonia francese, Ariel Neel Auguste (Emir Kusturica) commette un omicidio. Condannato a morte, in attesa della pena capitale, diviene il protégé di Madame La (Juliette Binoche), moglie del capitano del penitenziario (Daniel Auteuil), convinta che tutti possano cambiare e meritino una seconda chance.
La vedova di Saint-Pierre del titolo originale (La veuve de Saint-Pierre) non è, come si può pensare, la protagonista Madame La, bensì l'elemento la cui comparsa si fa attendere, presenza-assenza che incombe sul resto dei personaggi e ne decide i destini: la ghigliottina, “vedova” (così come veniva chiamata dai francesi) che qui arriva nell'isola colonizzata direttamente da Parigi. E a regnare non è neanche l'amore tra la Binoche e il Capitano Daniel Auteuil (la prova più sentita e più coinvolgente di tutto l'ottimo cast), ma la storia di una delle prime ribellioni alla pena capitale e del pensiero femminile che l'ha portata avanti; oltre che degli uomini che, sotto la guida di una donna, sono spinti a cambiare o a sacrificarsi. Le inquadrature inizialmente sbilanciate sottolineano lo squilibrio interiore e sociale che nel corso della pellicola prova a raddrizzarsi e a mettersi in linea con i princìpi dei suoi personaggi. Una delle regie più ricercate e sperimentali di Patrice Leconte, in cui però il regista non crede fino in fondo: uno stile abbandonato troppo in fretta, anche nel corso di questa stessa opera. Didascalico e privo di grandi guizzi, ma abbastanza anomalo da risultare a tratti affascinante. Fotografia di Eduardo Serra.
La vedova di Saint-Pierre del titolo originale (La veuve de Saint-Pierre) non è, come si può pensare, la protagonista Madame La, bensì l'elemento la cui comparsa si fa attendere, presenza-assenza che incombe sul resto dei personaggi e ne decide i destini: la ghigliottina, “vedova” (così come veniva chiamata dai francesi) che qui arriva nell'isola colonizzata direttamente da Parigi. E a regnare non è neanche l'amore tra la Binoche e il Capitano Daniel Auteuil (la prova più sentita e più coinvolgente di tutto l'ottimo cast), ma la storia di una delle prime ribellioni alla pena capitale e del pensiero femminile che l'ha portata avanti; oltre che degli uomini che, sotto la guida di una donna, sono spinti a cambiare o a sacrificarsi. Le inquadrature inizialmente sbilanciate sottolineano lo squilibrio interiore e sociale che nel corso della pellicola prova a raddrizzarsi e a mettersi in linea con i princìpi dei suoi personaggi. Una delle regie più ricercate e sperimentali di Patrice Leconte, in cui però il regista non crede fino in fondo: uno stile abbandonato troppo in fretta, anche nel corso di questa stessa opera. Didascalico e privo di grandi guizzi, ma abbastanza anomalo da risultare a tratti affascinante. Fotografia di Eduardo Serra.