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Il cinico, l'infame, il violento
Durata
100
Formato
Regista
L'ex commissario Tanzi (Maurizio Merli), trasferitosi da Roma a Milano, decide di fingere la propria morte e indagare in incognito sui traffici illegali condotti tra Svizzera e Italia, per mano della criminalità organizzata capeggiata dal boss Frank Di Maggio (John Saxon). Tra i nemici, il temibile Luigi Maietto (Tomas Milian) detto il Cinese, appena evaso di prigione.
Titolo che omaggia Il buono, il brutto, il cattivo, realizzato da Sergio Leone nel 1966, Il cinico, l'infame, il violento recupera il personaggio dell'incorruttibile commissario Tanzi, già protagonista di Roma a mano armata, firmato dallo stesso Lenzi nel 1976. Ibrido tra classico poliziottesco e film di rapina, la pellicola è invischiata negli sforzi vani di riproporre personaggi e situazioni inevitabilmente logori e senza un briciolo di novità. La presenza nel cast di John Saxon e del pur convincente Tomas Milan, volti noti ai frequentatori del cinema noir d'azione di metà anni Settanta, non fa altro che accrescere il pesante senso di déjà vu. Dialoghi che tentano spesso la strada dell'ironia nera, senza riuscirvi pienamente, e sporadici tocchi di violenza gratuita, mai necessari a costituire una pur minima attrattiva per gli amanti del genere: superfluo. Sceneggiatura di Lenzi, Ernesto Gastaldi e Dardano Sacchetti; musiche di Franco Micalizzi. Produce Luciano Martino.
Titolo che omaggia Il buono, il brutto, il cattivo, realizzato da Sergio Leone nel 1966, Il cinico, l'infame, il violento recupera il personaggio dell'incorruttibile commissario Tanzi, già protagonista di Roma a mano armata, firmato dallo stesso Lenzi nel 1976. Ibrido tra classico poliziottesco e film di rapina, la pellicola è invischiata negli sforzi vani di riproporre personaggi e situazioni inevitabilmente logori e senza un briciolo di novità. La presenza nel cast di John Saxon e del pur convincente Tomas Milan, volti noti ai frequentatori del cinema noir d'azione di metà anni Settanta, non fa altro che accrescere il pesante senso di déjà vu. Dialoghi che tentano spesso la strada dell'ironia nera, senza riuscirvi pienamente, e sporadici tocchi di violenza gratuita, mai necessari a costituire una pur minima attrattiva per gli amanti del genere: superfluo. Sceneggiatura di Lenzi, Ernesto Gastaldi e Dardano Sacchetti; musiche di Franco Micalizzi. Produce Luciano Martino.
