Jake Green (Jason Statham) esce di prigione con l'intenzione di vendicarsi di Dorothy Macha (Ray Liotta), il gangster con cui ha un conto in sospeso. La situazione si complica quando scopre che gli rimane solamente qualche giorno di vita, essendo affetto da una rara patologia: ecco allora presentarsi due misteriosi usurai (André Benjamin e Vincent Pastore) che si offrono di aiutarlo ad altissimo prezzo.

Se nei primi minuti, Revolver (scritto in collaborazione con Luc Besson) ricorda molto da vicino i precedenti lavori di Guy Ritchie, molto presto ci si trova davanti a un prodotto completamente diverso dalle previsioni: la causa è una vena onirica che si insinua dapprima sotto traccia fra le righe della narrazione, per poi palesarsi con forza nella seconda metà del lungometraggio, dando vita a un intreccio complicato e tendente all'allegoria (numerosi i riferimenti alla cabala ebraica e al simbolismo numerico). Purtroppo l'esperimento risulta più noioso che interessante, sfiorando vette di tedio assoluto. È un film inutilmente introspettivo che si compiace nell'instillare il dubbio nello spettatore, vanitoso nel volersi strutturare come una sfida scacchistica, finendo egli stesso preda di uno scacco matto nella partita contro la superficialità. Purtroppo soluzioni innovative e acrobazie visive non bastano a reggere la struttura di uno schema sgangherato e lacunoso. In Italia è uscito solo in home video.
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