Il professor Martin Harris (Liam Neeson) è a Berlino per presenziare a una importantissima conferenza sulle biotecnologie. In seguito a un incidente in auto perde la memoria ma, quando riesce a tornare nell'hotel in cui alloggiava, scopre che uno sconosciuto gli ha rubato moglie e identità, affermando di essere il vero professor Harris: chi avrà ragione?

Neeson si mette per la prima volta al servizio di Jaume Collet-Serra, regista catalano reduce da Orphan (2009) che lo renderà protagonista anche dei suoi due film successivi. Il soggetto è tratto da un buon romanzo, e si vede: un intreccio sostanzioso, non privo di alcune sbavature, ma a ogni modo incalzante e capace di tenere alta la tensione fino alla fine. Il ritmo, inoltre, è notevole e il montaggio contribuisce alla positiva resa complessiva. È vero, non tutti gli ingranaggi del meccanismo sono ben oliati (soprattutto nella parte centrale), ma l'efficacia del colpo di scena finale è più che sufficiente a far chiudere un occhio sulle piccole lacune incontrate in precedenza. La città di Berlino è parte attiva tanto quanto gli attori che ne calcano le strade, valorizzata da una fotografia fredda che contribuisce a mettere in risalto la dimensione di straniamento che affligge il protagonista.

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