Casa Howard
Howards End
Premi Principali
Oscar alla miglior attrice protagonista 1993
Golden Globe alla miglior attrice in un film drammatico 1993
Durata
140
Formato
Regista
La ricca e benevola Ruth (Vanessa Redgrave), sposata allo sgradevole Henry (Anthony Hopkins), lascia in eredità l'avita casa Howard, dimora di campagna, all'amica borghese Margaret (Emma Thompson). Henry si oppone, ma alla morte di Ruth sposa proprio Margaret; intanto la sorella di quest'ultima, Helen (Helena Bonham Carter), viene ingravidata dal disoccupato Leonard (Samuel West), già sposato a un'altra donna (Nicola Duffett).
Formalismo di Ivory all'ennesima potenza: finanziato dal compagno Ismail Merchant e dalla loro “Merchant Ivory Productions”, e sceneggiato da Ruth Prawer Jhabvala, Casa Howard si ispira all'omonimo capolavoro letterario del 1910 di Edward Morgan Foster. Tra i risultati più convenzionali di Ivory, ma nel miglior senso possibile: in quest'epopea contenuta, dai toni quasi intimisti, si cela l'orizzonte mai troppo esplorato del cinema del suo autore, spesso bloccato da un flebile accademismo e da dinamiche compilative e patinate. Che resistono anche qui, ma in maniera funzionale: un anno prima del suo film più importante, Quel che resta del giorno, Ivory consegna un'opera intensa e stratificata, una riflessione profonda e piacevolmente old-fashioned sui mutamenti sociali e sentimentali di tre famiglie inglesi nei primi anni del Novecento. Cast in preda a sfrenati virtuosismi: Hopkins, Thompson, Redgrave e Bonham Carter sono tutti egualmente strepitosi, e diretti con sicurezza. Tre Oscar: Emma Thompson (come miglior attrice), la sceneggiatura di Ruth Prawer Jhabvala e le scenografie di Luciana Arrighi e Ian Whittaker.
Formalismo di Ivory all'ennesima potenza: finanziato dal compagno Ismail Merchant e dalla loro “Merchant Ivory Productions”, e sceneggiato da Ruth Prawer Jhabvala, Casa Howard si ispira all'omonimo capolavoro letterario del 1910 di Edward Morgan Foster. Tra i risultati più convenzionali di Ivory, ma nel miglior senso possibile: in quest'epopea contenuta, dai toni quasi intimisti, si cela l'orizzonte mai troppo esplorato del cinema del suo autore, spesso bloccato da un flebile accademismo e da dinamiche compilative e patinate. Che resistono anche qui, ma in maniera funzionale: un anno prima del suo film più importante, Quel che resta del giorno, Ivory consegna un'opera intensa e stratificata, una riflessione profonda e piacevolmente old-fashioned sui mutamenti sociali e sentimentali di tre famiglie inglesi nei primi anni del Novecento. Cast in preda a sfrenati virtuosismi: Hopkins, Thompson, Redgrave e Bonham Carter sono tutti egualmente strepitosi, e diretti con sicurezza. Tre Oscar: Emma Thompson (come miglior attrice), la sceneggiatura di Ruth Prawer Jhabvala e le scenografie di Luciana Arrighi e Ian Whittaker.