Seven Sisters
What Happened to Monday?
Durata
123
Formato
Regista
In un mondo dominato dalla sovrappopolazione, una legge impone un solo figlio per famiglia. Terrence Settman (Willem Dafoe) farà assumere alle sue sette nipoti gemelle (Noomi Rapace) la stessa identità. Ognuna si chiamerà come un giorno della settimana ed è solo in quello stesso giorno che può uscire di casa.
Parte da uno spunto indubbiamente interessante e suggestivo Seven Sisters, diretto dal norvegese Tommy Wirkola già regista del disastroso Hansel & Gretel – Cacciatori di streghe (2013). Non passano però molti minuti prima che sia evidente come il lungometraggio sia un’occasione sprecata, incapace di mantenere le premesse del soggetto e vittima di una narrazione che prende presto binari molto prevedibili: non basta qualche sparuto e fiacco colpo di scena per rialzare l’attenzione all’interno di una visione piena di pause, buchi di sceneggiatura e una messinscena poco accattivante. L’epilogo, inoltre, è di rara bruttezza. Da segnalare positivamente, a ogni modo, la buona performance di Noomi Rapace, ma di certo non può bastare per nascondere i difetti di un’operazione derivativa e inadeguata per raccontare in chiave distopica il tema del sovrappopolamento. Trascurabile.
Parte da uno spunto indubbiamente interessante e suggestivo Seven Sisters, diretto dal norvegese Tommy Wirkola già regista del disastroso Hansel & Gretel – Cacciatori di streghe (2013). Non passano però molti minuti prima che sia evidente come il lungometraggio sia un’occasione sprecata, incapace di mantenere le premesse del soggetto e vittima di una narrazione che prende presto binari molto prevedibili: non basta qualche sparuto e fiacco colpo di scena per rialzare l’attenzione all’interno di una visione piena di pause, buchi di sceneggiatura e una messinscena poco accattivante. L’epilogo, inoltre, è di rara bruttezza. Da segnalare positivamente, a ogni modo, la buona performance di Noomi Rapace, ma di certo non può bastare per nascondere i difetti di un’operazione derivativa e inadeguata per raccontare in chiave distopica il tema del sovrappopolamento. Trascurabile.