Lo smemorato di Collegno
Durata
87
Formato
Regista
In un'aula di tribunale si tenta di scoprire la vera identità di un uomo che ha perso la memoria (Totò): una ricca signora sostiene che sia suo marito, un ladruncolo lo accusa di essere suo complice in un furto e una donna con un bambino ne riconosce il consorte da molto disperso in guerra.
Ispirato a un fatto realmente accaduto, che vedeva protagonista un reduce dalla Grande Guerra, Lo smemorato di Collegno alterna i classici momenti comici monopolizzati da Totò, se non condivisi coi suoi fidati compagni di scena (qui, in particolare, Macario e Nino Taranto), a sequenze in cui il tema originario preme più decisamente. Il protagonista si mostra estremamente permeabile ai diversi toni, ma il film fatica a stargli appresso. Corbucci sembra a volte a disagio col tono più serioso e soprattutto non riesce ad amalgamare i diversi aspetti della storia, scindendola in sequenze troppo isolate e non tutte dello stesso valore cinematografico. Peccato, perché il finale è invece interessante e coraggioso, scegliendo una risoluzione (senza risoluzione) e salutando gli spettatori con uno dei momenti più famosi del repertorio da rivista di Totò: la parodia dei discorsi di Mussolini, qui in versione muta.
Ispirato a un fatto realmente accaduto, che vedeva protagonista un reduce dalla Grande Guerra, Lo smemorato di Collegno alterna i classici momenti comici monopolizzati da Totò, se non condivisi coi suoi fidati compagni di scena (qui, in particolare, Macario e Nino Taranto), a sequenze in cui il tema originario preme più decisamente. Il protagonista si mostra estremamente permeabile ai diversi toni, ma il film fatica a stargli appresso. Corbucci sembra a volte a disagio col tono più serioso e soprattutto non riesce ad amalgamare i diversi aspetti della storia, scindendola in sequenze troppo isolate e non tutte dello stesso valore cinematografico. Peccato, perché il finale è invece interessante e coraggioso, scegliendo una risoluzione (senza risoluzione) e salutando gli spettatori con uno dei momenti più famosi del repertorio da rivista di Totò: la parodia dei discorsi di Mussolini, qui in versione muta.