In un villaggio rurale in Ungheria la giornata si trascina lenta ma piena di micro-eventi che ne caratterizzano l'andamento: vita e morte, delitti e misteri, si fondono in quello che è un compendio, bizzarro e affascinante, dell'umanità.

Difficile definire Hukkle, curioso collage di quadri stranissimi e inquietanti, dall'andamento esasperante e viscoso, come i liquidi che ricoprono un ruolo tanto importante nella storia. Vagamente ispirato alla storia delle Fabbricanti di Angeli di Nagyrév, due assassine seriali che sterminarono una gran quantità di persone con l'arsenico, il film offre una buona prova del talento visionario di György Pálfi, brillante nello scegliere giustapposizioni di immagini cinematograficamente efficaci ed emozionalmente potenti, talvolta scioccanti, amalgamate nel lento scorrere della vicenda. Ed è proprio questo ritmo ipnotico e a tratti soporifero che può mettere duramente alla prova lo spettatore, anche se la pellicola dura solo 75 minuti: non è certo un film alla portata di tutti, ma indubbiamente una riflessione personalissima e interessante, disorientante e decisamente originale.
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