Teza
Teza
Durata
140
Formato
Regista
Trasferitosi in Germania durante la dittatura di Hailé Selassié, il medico etiope Anberber (Aaron Arefe) fa ritorno in patria e spera di poter fare qualcosa per il suo paese grazie alle sue capacità e le conoscenze acquisite studiando. Presto l'uomo farà i conti con una realtà che non riconosce più bene come sua e, soprattutto, con il repressivo regime marxista di Haile Mariam Mengistu che ha portato al crollo degli ideali e dello spirito d'iniziativa dei suoi conterranei.
Gerima firma il suo film più ambizioso e al contempo più accessibile al grande pubblico, cercando l'affresco storico dal respiro epico, senza disdegnare una ricerca formale funzionale nella resa visiva di una inquietudine universale e atemporale. Opera di grande impatto espressivo, cruda e spiazzante, ammantata da un'atmosfera di ribellione, di frenetica vitalità e disperata voglia di agire che si riflette in uno stile originale abile a mischiare varie tonalità cromatiche, alternando generi (dal dramma storico al thriller politico; dal realismo documentarista all'action), piani temporali e modalità narrative (anche grazie a un montaggio che alterna momenti ad altri decisamente più compassati). Emerge così il racconto sorprendente e toccante del crollo di un'utopia, della presa di consapevolezza di un fallimento individuale e storico, di uno sguardo al passato malinconico e disincantato: l'animosità del protagonista e della messa in scena cozzano con la sostanziale immobilità di una azione come quella etiope, dilaniata da conflittualità e contraddizioni che si ripropongono ciclicamente e che sembrano essere endemiche e inevitabili, accentuando così un senso di amarezza e fatalità. Straordinaria la fotografia dell'italiano Mario Masini, storico collaboratore di Carmelo Bene. Gran premio della giuria alla Mostra di Venezia 2008.
Gerima firma il suo film più ambizioso e al contempo più accessibile al grande pubblico, cercando l'affresco storico dal respiro epico, senza disdegnare una ricerca formale funzionale nella resa visiva di una inquietudine universale e atemporale. Opera di grande impatto espressivo, cruda e spiazzante, ammantata da un'atmosfera di ribellione, di frenetica vitalità e disperata voglia di agire che si riflette in uno stile originale abile a mischiare varie tonalità cromatiche, alternando generi (dal dramma storico al thriller politico; dal realismo documentarista all'action), piani temporali e modalità narrative (anche grazie a un montaggio che alterna momenti ad altri decisamente più compassati). Emerge così il racconto sorprendente e toccante del crollo di un'utopia, della presa di consapevolezza di un fallimento individuale e storico, di uno sguardo al passato malinconico e disincantato: l'animosità del protagonista e della messa in scena cozzano con la sostanziale immobilità di una azione come quella etiope, dilaniata da conflittualità e contraddizioni che si ripropongono ciclicamente e che sembrano essere endemiche e inevitabili, accentuando così un senso di amarezza e fatalità. Straordinaria la fotografia dell'italiano Mario Masini, storico collaboratore di Carmelo Bene. Gran premio della giuria alla Mostra di Venezia 2008.