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Blanche, un amore proibito
Blanche
Durata
92
Formato
Regista
La bella Blanche (Ligia Branice), sposata a un ricco signore (Michel Simon), fa innamorare di sé tutti gli uomini che la circondano: dal figlio del marito (Lawrence Trimble), al Re (Georges Wilson), fino al paggio (Jacques Perrin) che lo accompagna. Tragico finale.
Ambientato in un Medioevo francese che sembra fiabesco, ma che in realtà è quanto di più terreno si possa pensare, Blanche è il terzo lungometraggio diretto dal polacco Walerian Borowczyk, ancora lontano da antologie ed erotismi diffusi. Ispirato a Mazepa di Julius Slowacki, pubblicato nel 1889, è un'opera che può contare su ambientazioni suggestive, intuizioni riuscite – la preparazione iniziale, inframmezzata da interessanti stacchi di montaggio – e un felice gruppo d'interpreti, ma che in fondo annaspa nelle onde limacciose di un formalismo non ancora definito, incapace di sintetizzare in maniera efficace le dosi di tragedia e di farsa, elemento fondamentale per qualsiasi leggenda popolare che si voglia raccontare. Il film, in ultima istanza, finisce più per somigliare a una copia smagliata di ciò che avrebbe voluto essere e, nonostante audaci e incisive scelte di tipo tecnico (la soggettiva finale del corpo trainato da un cavallo in corsa), resta il rimpianto legato a un'opera silenziosa e torturata che non vola come potrebbe. Distribuito in Italia nel 1981, quasi dieci anni dopo l'uscita originaria.
Ambientato in un Medioevo francese che sembra fiabesco, ma che in realtà è quanto di più terreno si possa pensare, Blanche è il terzo lungometraggio diretto dal polacco Walerian Borowczyk, ancora lontano da antologie ed erotismi diffusi. Ispirato a Mazepa di Julius Slowacki, pubblicato nel 1889, è un'opera che può contare su ambientazioni suggestive, intuizioni riuscite – la preparazione iniziale, inframmezzata da interessanti stacchi di montaggio – e un felice gruppo d'interpreti, ma che in fondo annaspa nelle onde limacciose di un formalismo non ancora definito, incapace di sintetizzare in maniera efficace le dosi di tragedia e di farsa, elemento fondamentale per qualsiasi leggenda popolare che si voglia raccontare. Il film, in ultima istanza, finisce più per somigliare a una copia smagliata di ciò che avrebbe voluto essere e, nonostante audaci e incisive scelte di tipo tecnico (la soggettiva finale del corpo trainato da un cavallo in corsa), resta il rimpianto legato a un'opera silenziosa e torturata che non vola come potrebbe. Distribuito in Italia nel 1981, quasi dieci anni dopo l'uscita originaria.
